Georgia: la coloratissima Tiblisi tra libri, fiori e sorrisi nascosti
Non ho una motivazione precisa sul perché ho scelto come meta di viaggio proprio la Georgia, nel bel mezzo del Caucaso. Mi capita spesso di far decidere ai motori di ricerca online, in base alla convenienza economica del biglietto aereo, poiché, non avendo pregiudizi su alcun Paese, sono pronta a visitare tutto.
Inizia così, per caso, il mio viaggio a Tiblisi, in Georgia. Questa volta porto dietro mia sorella, anche lei anima nomade e sempre in cerca di nuove esplorazioni.
Tiblisi ci accoglie di prima mattina con un cielo abbastanza grigio, facce di persone che sembrano non accorgersi della tua presenza, receptionists che rispondono con monosillabi e tassisti che non vogliono assolutamente negoziare il prezzo delle corse, invitandoci a cercare altrove.
A primo impatto tutto ciò ci appare freddo, quasi scontroso, quando, invece, eravamo noi ad aver sbagliato l’approccio con una cultura a noi estranea, apparentemente lontana, perché sempre abituate a condividere tratti della vita quotidiana con Arabi, Asiatici dell’Est, Africani; con popoli, quindi, che di per sé hanno rispettivamente il culto della negoziazione, dell’ospitalità, e del sorriso.
Una volta capito cosa aspettarci e cosa non, andiamo in esplorazione, percorrendo a piedi tutto il centro città, scoprendo vicoli colorati, fiori che ornano piccoli terrazzi, caffetterie che ricordano i racconti di Marcel Proust, così piene di oggetti antichi, quadri, tazze in porcellana e fiori freschi sui tavoli.
Ma ciò che ci stupisce di più sono la marea di libri venduti per le vie della città: li troviamo ad ogni angolo, o su qualsiasi muretto del centro storico. Molto spesso sono libri abbastanza vecchi, con pagine ingiallite ma che profumano di storia. Non riuscendo a farci comprendere in quanto non parliamo russo, e loro non parlano inglese, osserviamo la gente che si ferma a leggere qualche pagina e se ne va: sono delle vere e proprie librerie all’aperto!
La maggior parte dei “venditori” sono molto anziani, forse sull’ottantina. Avrei voluto far loro tante domande, il perché lo fanno, da quanto tempo, se i libri sono in vendita o vengono anche regalati e quant’altro.
Ma ciò che mi ha stupito di più è la cura che hanno per ogni singolo libro: li spolverano uno ad uno, posizionandoli molto ordinatamente sul muretto o sulla libreria ambulante che si portano dietro ogni mattina e che, con le prime gocce, viene coperta da un telo in nylon, mentre l’anziano venditore si siede sotto il suo ombrellone a leggere.
Inutile dire che il mio cuore, in quel momento, ha sorriso.
La bellezza dell’amore per il proprio lavoro!
Continuiamo a camminare, rubando scatti fotografici alla quotidianità locale, anche se, molto spesso, non riesco a scattare determinate foto per paura che le persone non vogliano essere riprese.
Incontro sguardi discordanti, a tratti gelidi, ma con quel pizzico di curiosità negli occhi. Decido, quindi, di chiedere ad un fioraio di posare davanti alle sue bellissime rose che, con molta delicatezza, stava sistemando sul banco in strada.
Il suo timido rifiuto è stato il momento in cui ho capito che i Georgiani indossano delle vere e proprie maschere e che, dietro a quell’apparente sguardo freddo e impassibile, si nascondono sorrisi riservati e occhi splendenti.
La foto gliel’ho fatta, ed ha anche sorriso! Così come tutti gli altri che si sono divertiti a guardarlo arrossire mentre cercavo di convincerlo.
Nel salutarli, ci siamo anche meritate la domanda sulla provenienza, alla quale rispondiamo con grande orgoglio: ITALIA!
E per la nostra felicità, ci salutano tutti sorridendo, urlando “Ciao”.
Tiblisi, di per sé, è la scoperta delle piccole cose che decorano la vita degli abitanti di tutti i giorni. Passeggiare e fermarsi a guardare quanto queste persone tengano ancora molto alle loro tradizioni è come fare un passo indietro nel tempo. E, nonostante il cielo grigio, questa città, dona gioia e tranquillità a chi sa osservarla, riuscendo a captare la sua essenza più vera: la semplicità.
di Federica Petrilli
© Federica Petrilli
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