Istruzioni per una terra fantastica: l’arte del giardino secondo Satoru Tabata
Tra gli uffici di Kyoto ed il lago di Como, tra le fontane di Villa d’Este e le campagna della prefettura di Gifu. Satoru Tabata (ENZO garden) è un architetto paesaggista, un professore dell’università di Kyoto e un artista dello spazio del giardino. La nostra conversazione con lui muove proprio dall’essenza del giardino, da cosa rende questo luogo completo e vitale.
Da subito ci viene rivelato il modo in cui Satoru pensa le proprie opere: il segreto d’artista è che il tocco finale, la chiave di volta nella realizzazione di un giardino è chi lo abita. Come una storia non esiste finché qualcuno non l’ascolta, così un giardino non vive finché qualcuno non lo abita.
Non c’è mai, nell’intervista, un momento in cui si parli del giardino senza far riferimento alla persona che lo cura, a chi lo vive o a chi lo guarda. L’uomo e il giardino, nelle sue opere, sono due entità in dialogo che si realizzano a vicenda. L’uomo, da più di un millennio, crea questo luogo ospitale in cui riesce a far diventare la Natura la propria natura e trovare, in questo equilibrio, la serenità.
L’equilibrio, proprio in questa concezione d’armonia, è, per Satoru, da una parte la ricetta per la progettazione del futuro: equilibrio tra gli spazi storici e gli spazi nuovi da immaginare; dall’altra costituisce la base teorica del lavoro svolto fino ad oggi: equilibrio tra tradizione giapponese e studio del giardino italiano.
Così queste risposte costruiscono un discorso coerente e organico sul giardino come un luogo ideale, una terra fantastica ma realizzabile, i cui cercare le forme della bellezza, l’armonia e il desiderio della felicità.
Iniziamo parlando del suo lavoro. Nei meravigliosi giardini che progetta sono riconoscibili dei caratteri comuni: sono spazi armoniosi, spazi accoglienti che danno una sensazione di profonda pace. Per lei quali sono le caratteristiche principali del suo lavoro? Cosa per lei è importante e quando un’opera può dirsi conclusa?
Non so se si può dire che sia una mia caratteristica, ma quello che tengo sempre a mente è l’equilibrio. Come dici tu, cerco sempre di creare uno spazio armonioso e bilanciato tra architettura e giardino. Quando la creazione di un giardino è completata, dopo aver armonizzato le componenti naturali con l’architettura, è il momento di consegnare il giardino al mio cliente. Un giardino si completa quando inizia in quel luogo la vita del cliente e finché la vita continua, il giardino continuerà a essere completo. I clienti possono godere della vista sul giardino ogni giorno e vivere in un paesaggio che li renda felici. Io lavoro per questo: questo è il mio giardino.
All’interno di una casa il giardino è sempre un luogo molto particolare, privato, personale. È il luogo più vivo della casa e anche quello che può cambiare aspetto più spesso. Il giardino è anche il luogo d’incontro tra due realtà: quella naturale e quella umana. Da questo incontro viene creata una natura “controllata”, resa, in qualche modo, simile all’uomo. Lei cosa pensa riguardo al rapporto tra uomo e natura nello spazio del giardino?
© Satoru Tabata (ENZO garden)
© Satoru Tabata (ENZO garden)
© Satoru Tabata (ENZO garden)
© Satoru Tabata (ENZO garden)
Io ho rispetto per le forme della natura, per il suo splendido scenario e lavoro per creare un giardino in cui gli esseri umani esprimano il loro desiderio di natura. Poiché il giardino è fatto artificialmente con materiali naturali, non possiamo imitare tutta la natura. Ci sono alcuni luoghi in cui lo scenario naturale è confortevole per gli umani e altri in cui è inospitale. Quando realizzo un giardino, spesso ritaglio una parte dello scenario naturale in cui mi sento a mio agio per riprodurla. È una tecnica che è stata utilizzata per oltre 1000 anni ed è probabilmente dovuta al nostro desiderio di godere della natura nella nostra vita quotidiana.
I nuovi progetti di architettura green e di biophilic design diventano sempre più numerosi e rilevanti. Sembra che ci si sia accorti, in molte parti del mondo, dell’importanza di creare spazi salutari e belli che mettano in stretta relazione uomo e natura a partire dalle scelte architettoniche. Si sta andando nella giusta direzione? Che futuro vede per questo campo?
Contrariamente alla cultura europea, dove è importante preservare edifici antichi e storici, il Giappone moderno costruisce costantemente nuove strutture. Certo, non penso che quest’atteggiamento sia del tutto positivo per l’ambiente. Nel mio lavoro creo spesso nuovi giardini, quindi, sinceramente, sento una contraddizione dal punto di vista ambientale. Ma con l’invecchiamento della popolazione del Giappone e il calo della natalità, suppongo che dovrò lavorare molto su come riutilizzare i materiali e gli edifici che già esistono. È importante pensare a ciò che dovrebbe essere conservato e valorizzarlo, senza preservare tutto così com’è. Credo sia necessario anche in futuro che il nostro lavoro sul giardino continui a sforzarsi di creare un ambiente bello e confortevole per l’uomo.
Lei è stato più volte in Italia per lavoro, vincendo anche diversi premi. In queste occasioni avrà avuto modo di confrontare alcuni elementi delle due culture, quella italiana e quella giapponese, e il loro modo di relazionarsi con la natura, il modo di pensare la casa, pensare il giardino. Quali sono le caratteristiche di queste due nazioni riguardo il suo lavoro? E cosa unisce Italia e Giappone?
Ho visitato l’Italia diverse volte e ho sempre trovato qualcosa di nuovo. Sono sempre impressionato e commosso dagli scenari che possono esistere solo in quel luogo. Quando ero uno studente universitario, studiavo la storia dei giardini di tutto il mondo e ho avuto la possibilità di visitare in prima persona alcuni famosi giardini storici. Tra questi, quello che più mi ha impressionato è Villa d’Este: sono rimasto colpito dall’estensione del giardino e dal modo in cui veniva utilizzata l’acqua, che era molto diverso dal nostro. Case, giardini e paesaggi italiani sono molto differenti da quelli giapponesi. È diverso il modo di esprimersi perché è diverso il modo di pensare. Tuttavia, quando sono diventato amico del popolo italiano e ho approfondito la mia comprensione della vostra cultura, ho sentito che apprezzate davvero il fatto che la vita possa essere felice e sorridente. Questa scoperta è stata importante per me, penso che le emozioni siano collegate allo spazio del giardino. Per me, creare un paesaggio equilibrato è motivo di felicità ed è molto importante far sorridere i clienti. Se scopri un tratto italiano nei miei giardini, è di certo qualcosa che ho imparato in Italia.
di Gabriele Lattanzi